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Come costruire un viral loop: la lezione di Andrew Chen

Buongiorno a tutti! 👋 La maggior parte delle persone pensa che la viralità sia fortuna. Un video che esplode, un post che gira, un momento magico impossibile da replicare.
Andrew Chen dice il contrario. La viralità si costruisce. Si misura. Si ottimizza. E dietro c’è più matematica che magia.
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💡Come si costruisce davvero un Viral Loop (by Andrew Chen)
Tutti parlano di “virale”, pochi sanno cosa significhi davvero. Per la maggior parte delle persone “virale” è un video che gira su TikTok per 48 ore e poi sparisce come se niente fosse.
Ma quando Andrew Chen parla di viralità… parla di ingegneria, non di fortuna.
Tra il 2005 e il 2010 — la golden age del Web 2.0 — le aziende non “speravano” che qualcosa diventasse virale. Lo costruivano. C’erano formule. C’erano A/B test continui. C’erano ingegneri dedicati solo al viral factor.
Ed è così che sono nati prodotti che oggi hanno miliardi di utenti.
Poi tutto è finito. Il mobile ha ucciso i vecchi viral loop, i team si sono spostati su altre priorità… e quella conoscenza si è dispersa.
Finalmente, Andrew Chen ha deciso di riesumarla.
Oggi ti spieghiamo come funziona davvero un viral loop. E soprattutto: cosa rende virale un prodotto nel 2025.
🔥 Il concetto base: il Viral Factor
La domanda che devi farti è una sola:
“Se porto 100 utenti, questi 100 utenti quanti nuovi utenti portano?”
Se la risposta è:
150 → Viral Factor = 1.5 (un unicorno raro)
50 → Viral Factor = 0.5 (più comune)
Sotto 1, il loop muore. Sopra 1, il loop esplode.
La formula non è sexy, ma è la verità: Viral Factor = utenti generati da un cohort / utenti del cohort stesso
Es. Hai 100 utenti arrivati a marzo. Nel trimestre successivo quei 100 portano 50 persone. Viral Factor = 0.5.
Facile. Brutale. Illuminante.
📸 Caso pratico: il content sharing (Instagram, Sora, Canva)
Questo è il viral loop più semplice e più potente del web:
1.L’utente crea qualcosa (foto, video, testo, meme, AI content).
2.Lo condivide.
3.Chi lo vede vuole replicarlo.
4.Si iscrive al prodotto.
È il loop che ha fatto esplodere Instagram, TikTok, Canva e ogni nuova AI di generazione video/foto
Ma la domanda è: come lo ottimizzi?
Risposta: lo misuri.
Ogni contenuto condiviso deve avere un link così:
product.com/xyz?sharer_id=123
Quando un nuovo utente arriva da quel link: → registri il suo “sharer_id” nel database.
Ora puoi calcolare esattamente quanti utenti ciascuno porta.
Questo è ciò che trasforma “il prodotto cresce” in “il prodotto può essere ingegnerizzato”.
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🧠 E qui arriva il pezzo più importante
Quando inizi a misurare, automaticamente cominci a chiederti:
“Come faccio ad aumentare il viral factor?”
E qui inizia la magia:
Aggiungi un prompt che chiede all’utente di invitare amici
Semplifichi il copia-link
Migliori la preview del contenuto quando lo condividi
Riduci i passaggi tra click → signup
Offri un incentivo
E ogni piccola ottimizzazione sposta quel numero. Se passi da 0.4 a 0.6 puoi moltiplicare la crescita. Non raddoppi: esponenzializzi.
È come avere un acceleratore di crescita nel prodotto stesso.
🧨 Il problema delle spam loops (e perché il “vecchio virale” è morto)
Il Web 2.0 era pieno di viralità tossica: email scraping, inviti forzati, address book hijacking.
Funzionava. Per anni. Poi è diventato spam. Poi è stato bannato.
Molti prodotti sono esplosi, poi sono crollati. Perché? Retention ≠ Virality.
Un viral loop senza stickiness è solo un fuoco d’artificio. Fa rumore, poi svanisce.
Andrew Chen mostra questi segnali come fondamentali:
retention D1/D7/D30 solide
DAU/MAU > 50%
60% di acquisizione organica
tassi di engagement che migliorano nel tempo
revenue o attività che aumentano con l’uso
una curva “a sorriso” nei power users
Se non hai questi, il viral loop ti crea un picco… e poi un deserto.
🔄 La verità: il Viral Loop funziona solo se il prodotto merita di essere condiviso
Puoi ingegnerizzare inviti, incentivi e referrals. Ma il cuore è uno:
Un utente deve voler portare un altro utente.
Se non c’è un perché strutturale… non è un viral loop. È un growth hack temporaneo.
E senza retention, ogni spike muore.
🤖 Perché i viral loop contano ancora nel 2025 (più di prima)
L’AI ha riportato indietro un pezzo di Web 2.0:
generative video → condivisione naturale
AI tools → output pronti da condividere
collaborative agents → inviti strutturali
referral → più facile che mai
PLG → tutto parte dal prodotto
Il viral loop non è morto. Si è trasformato.
E oggi è più potente perché abbiamo misurazioni migliori, esperimenti più veloci, UX infinitamente più fluida, creatività generata in tempo reale e più canali da cui far entrare utenti.
La teoria è la stessa. La velocità è 10x.
🎯 Il takeaway: il virale non si spera, si costruisce
Il viral loop è una macchina, non un miracolo.
Una macchina che chiede tre cose:
Usuariosità → gli utenti devono voler condividere
Struttura → il prodotto deve integrare la condivisione
Retention → devono restare, altrimenti il loop muore
Se fai questa cosa bene, puoi crescere senza ads. Se la fai male, puoi bruciare milioni… e sparire.
Il virale non è glamour. È matematica.
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